Storia di Capitanata

Domenica, Novembre 24, 2024

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Un ciclo di cinque incontri in cui i giovani laureati dell’Ateneo foggiano illustreranno i tesori più preziosi e i siti più importanti venuti alla luce in Daunia in decenni di scavi archeologici. E’ quanto ha organizzato l’Università di Foggia, in collaborazione con il Comune di Foggia, con il tramite dell’Assessorato alla Cultura, attraverso “Daunia. Conversazioni di archeologia. I giovani laureati raccontano”.

Il primo appuntamento è previsto per mercoledì 9 marzo, alle ore 18, nella “Sala Mazza” del Museo Civico di Foggia.

Ad introdurre l’incontro saranno Gloria Fazia, direttrice del Museo Civico di Foggia; Italo Maria Muntoni, responsabile del Centro operativo di Foggia della Soprintendenza Archeologica della Puglia. A seguire, Martina Scarcelli parlerà di “Un edificio della Daunia antica: il tempietto di Tiati a San Paolo di Civitate”.

 

Gli altri incontri:

Martedì 15 marzo - ore 18

Anna Maria Russo – “Il corteo della Principessa. La tomba dei Cavalieri di Arpi e il suo apparato pittorico”.

Lunedì 21 marzo - ore 18

Michele Bracone – “Le tombe a semicamera della Daunia antica. Contesto, architettura e ideologia”.

Mercoledì 30 marzo - ore 18

Giuseppe Pippo – “Le tabernae di Herdonia. Le strutture del commercio in una città romana della Daunia”.

Mercoledì 6 aprile ore 18

Riccardo Di Cesare (Docente di Archeologia Classica - Università di Foggia) – “Le stele daunie. Immagini di una società”.

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Dal 1° al 3 luglio si terranno, tra Pompei e Napoli, le “Giornate internazionali di studi” caratterizzate dal tema “Pompei e l'Europa. Memoria e riuso dell'antico dal neoclassico al post-classico”.

Presente anche l’Università di Foggia che partecipa con il Prorettore e delegato alle Attività culturali Giovanni Cipriani. Alla base del coinvolgimento dell'Università foggiana nelle “Giornate internazionali di Pompei” vi è l'operetta semi-sconosciuta “Giove a Pompei”, musicata da Umberto Giordano e Alberto Franchetti: l'operetta fu rappresentata per la prima volta al Teatro La Pariola di Roma il 5 luglio 1921 e accolta con grande successo dal pubblico ma non dalla critica, ragion per cui non fu mai ritenuta tra le composizioni principali dell'artista foggiano. La vicenda di “Giove a Pompei” narra della distruzione di Pompei ad opera degli Dei, irritati con gli abitanti della città che si sarebbero mostrati irrispettosi degli oggetti sacri: i pompeiani, per volere di Giove, potrebbero salvarsi, ma quando comincia l'eruzione del Vesuvio, invece di correre ai ripari rimangono affascinati a guardare lo spettacolo.

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